
Quella sul campionato 2017-2018, lo scorso campionato, era una sperimentazione. Poi la tecnologia anti-errori arbitrali è passata attraverso la lente di ingrandimento della Fifa e del Mondiale di Russia 2018. Il protocollo Var e la sua applicazione che sono usciti dalla rassegna iridata, sono ben diversi da quanto visto sui campi dagli spettatori italiani fino ad oggi. Adesso il Var può essere applicato solo in presenza di chiaro ed evidente errore arbitrale. E fin qui ci siamo. Ma chi stabilisce quando l'errore è in questi termini? La prima giornata di campionato 2018-2019 ha disorientato gli osservatori: alcuni errori sono rimasti e non c'è stato il ricorso alla Var che poteva rimettere a posto tutto...
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Il nuovo Var, visto da destra e visto da sinistra, da chi lo considera affossato definitivamente e da chi invece lo valuta come maggiormente calibrato.
Secondo i più critici l’IFAB, organo internazionale che ha il potere di stabilire qualsiasi modifica e innovazione delle regole del gioco del calcio a livello internazionale e nazionale, vincolando alla loro osservanza tutte le federazioni, ha imposto agli arbitri italiani evidenti restrizioni.
Secondo questa visione, già il concetto di chiaro errore aveva creato dei problemi nella scorsa annata ma anziché ampliare la casistica e facilitare il compito dei direttori di gara, si è pensato bene di restringere il campo d’intervento.
Di fatto, tramite l’introduzione dell’aggettivo evidenti accanto a chiari errori ("clear and obvious error"), è passato il concetto che la tecnologia può intervenire solo in caso di topica macroscopica, di una svista dell’arbitro che magari non è nella posizione più idonea per valutare un episodio o per sua stessa ammissione perché impallato.
Un po' come è accaduto in occasione del fallo di mano di Grassi in Parma-Udinese.
Ma un paio di esempi di segno opposto ci sono stati in Sassuolo-Inter, con un rigore generoso concesso agli emiliani e uno più evidente negato ai nerazzurri.
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Ci sono poi altre letture ed altre interpretazioni, come quelle secondo cui il nuovo Var è stato utilizzato nel modo giusto proprio durante Parma-Udinese.
Ha scritto ad esempio il Corriere dello Sport "Gomito di Grassi sfuggito in campo, "chiaro errore", OFR (On Field Review) e rigore dato all’Udinese, diversi invece i casi di Torino, Verona e Reggio Emilia, valutazioni che non hanno portato all’intervento dalla sala Var".
Il successo del Var in Italia era stato decisamente riconoscibile, tanto che Massimiliano Irrati ha capitanato la squadra degli arbitri di sala per la finale mondiale Francia-Croazia.
Paradossalmente però è proprio il modello italiano a risultare oggi annacquato, tanto che si è aperta di fatto una nuova fase.
Secondo il Corriere dello Sport una fase positiva: "Nicola Rizzoli, venerdì scorso a Coverciano, era stato chiaro, al limiti della ripetitività, per evitare interpretazioni fantasiose, puntualmente registratesi, soprattutto dopo Torino-Roma. "Vale la verità del campo".
Il protocollo dovrà sicuramente essere migliorato e implementato, ma prevede l’intervento del Video Assistente solo per i casi di "chiaro errore", che è quello che hanno fatto i nostri arbitri in questa prima giornata di campionato.
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FONTI:
Per il contenuto: VAR in pericolo, gli effetti del nuovo protocollo: come rovinare uno strumento che funziona, it.eurosport.com, Alessandro Dinoia, 22 agosto 2018.
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).