Nello scorso articolo abbiamo dato uno sguardo agli umori e allo stato di forma degli uomini Cavs. Oggi tocca invece ai guerrieri di Steve Kerr visti un po' sottotono nelle ultime due gare. Di certo non manca la forza mentale giusta per reagire agli uomini della Baia. Intanto la resa dei conti si avvicina, 48 minuti per decidere una stagione e lo spettacolo, come sempre, la farà da padrona.
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In casa Warriors, dopo gara 6, aleggiava un po' di nervosismo, di chi non riesce a comprendere come sia finito in una certa situazione. Per carità, stiamo parlando di professionisti e credere sul 3-1 di avere già l'anello al dito, soprattutto se dall'altro lato si vede una canotta con scritto LeBron James, è pur sempre da folli.
Steve Kerr ha creato il sistema perfetto, eppure sembrava non funzionasse un ingranaggio. Anzi, più di uno.
Curry, 30 punti nell'ultima gara, buona prestazione ma non come ci ha abituati. Da un MVP ci si aspetta sempre di più. Risultato? Sesto fallo, espulso e lancio del paradenti su un tifoso in prima fila. La NBA ha multato sia lui per il gesto, che Kerr per le dure parole rivolte agli arbitri. Non uno degli scenari più idilliaci. Ma Curry è pur sempre Curry, il ragazzo con il faccino da killer che sta rivoluzionando la concezione del buono o del cattivo tiro, che non sai se marcare stretto o lasciargli spazio, tanto in un modo o nell'altro la retina fa "splash".
Klay "soloretina" Thompson, senza dubbio l'unico superstite del naufragio Warriors. Mentre i suoi compagni sembra si stiano prendendo un momento di riflessione, lui si carica l'intera squadra sulle spalle a suon di triple. Ottime percentuali e una meccanica di tiro che è poesia in movimento. Gli "Splash Brothers" stanno funzionando a metà.
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Il soldato Green è tornato dopo la squalifica di gara 5 ma il suo apporto non è stato molto incisivo. Fra 10 anni staremo ancora a chiederci cosa ne sarebbe della seria se fosse stato presente in gara 5. Intanto, tra trash talking e comportamenti non sempre corretti, si vola a gara 7 (per fortuna per alcuni, purtroppo per altri). E' innegabile che sia il punto focale del sistema "small-ball" di Kerr e uno dei protagonisti assoluti dell'ultima sfida.
Iguodala, nelle ultime due gare è stato solo l'ombra di quello inneggiato a MVP della prima parte di serie. Serve in attacco, ma soprattutto è fondamentale in difesa. Sappiamo che quando il gioco si fa duro sale in cattedra, l'ha dimostrato nelle passate Finals e sono sicuro concederà il bis.
"The Death Lineup", l'arma segreta di Kerr, non funziona più e il colpevole prende il nome di Harrison Barnes che, con un misero 2/22 delle ultime due gare, sembra quello più nel pallone.
Gli altri della "panchina", se si può difinire tale, dato che alcuni possono tranquillamente giocare nel quintetto iniziale di più della metà delle squadre NBA, appare anch'esso in leggero calo. Livingston è comunque sublime, Barbosa ed Ezeli degli spartani.
Una menzione d'onore per Bogut, fuori per infortunio, l'unico centro puro per gli Warriors.
In fin dei conti, il nome "Warriors" dovrebbe suscitare paura solo al sentirlo nominare; Warriors significa quel 73-9 che la rendono , dati alla mano, la squadra più forte di sempre.
Warriors o Cavaliers? In ogni caso, appuntamento con la storia alle ore 02:00 italiane all'Oracle Arena.
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