GIRO D'ITALIA 2014: RISULTATI E ANALISI DELLA PRIMA SETTIMANA (by simo90)

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L’Irlanda è stato lo sfondo dei primi tre giorni di gara. Certo non si può ammirare una grande varietà di paesaggio, come risulta difficile immaginarsi una giornata senza pioggia ma bisogna ammettere che l’entusiasmo con cui gli irlandesi hanno accolto la carovana rosa ha colpito.

Entusiasmo che non può derivare solo da qualche pinta in più, ma che deve essere accreditato alla straordinaria capacità attrattiva del ciclismo. In grado di radunare attorno ad una strada nonni e nipoti, padri e figli, nell’attesa del veloce passaggio del gruppo che fa tornare tutti bambini per un’istante.

Non si può dire che la fortuna sia una virtù tipicamente irlandese. E infatti, pronti e via, nella cronosquadre di Belfast, ruzzolone dell’idolo di casa Daniel Martin, nipote di Stephen Roche.

Lo scivolone coinvolge altri quattro compagni ed è degno delle migliori Candid Camera, solo che il povero Daniel, che qualche settimana prima era scivolato all’ultima curva della Liegi, non se la ride, visto che è costretto ad abbandonare il Giro con una spalla malconcia. Il protagonista assoluto in terra d’Irlanda, oltre, manco a dirlo, la pioggia, ha un nome e un cognome: Marcel Kittel.

Il tedescone ha surclassato avversari del calibro di bouhanni e del nostro Elia Viviani, che arrivava a questo giro galvanizzato, visto che era riuscito nell’impresa di battere Cavendish per ben due volte, anche se bisogna ammettere che il britannico dell’isola di Mann non sta passando certo il miglior periodo della sua carriera. Kittel ha impressionato imponendosi anche quando pareva tagliato fuori, dimostrando di potersi fregiare del titolo di miglior velocista del mondo. Peccato che Marcel abbia abbandonato anzitempo.

È vero la Giant-Shimano aveva già previsto di risparmiare il proprio uomo di punta per il Tour, anche vista la convocazione di Luca Mezgec, non l’ultimo della pista tra le ruote veloci, ma nessuno si aspettava il ritiro di Kittel alla quarta tappa di Bari. Forfait imposto da qualche linea di febbre che ha impedito al teutonico di prendere il via da Giovinazzo. Ritirato Kittel il protagonista delle volate è diventato Nacer Bouhanni. Figlio di un ciclista diventato pugile, Nacer ha percorso la strada inversa passando dai pugni del ring alle sgomitate delle volate.

E a vedere i risultati, e non solo le 2 vittorie di questo Giro, si direbbe che abbia azzeccato la scelta. Classe 1990, Piccolino, con braccia che rimandano al suo passato da boxeur, il francese è un personaggio di cui sentiremo parlare. Il futuro è tutto suo. È classe 1990 anche Michael Matthews, l’australiano che si è preso la maglia rosa alla seconda tappa e non l’ha lasciata fino a Montecopiolo.

Al giro dei paesi baschi aveva già dimostrato di possedere grande doti: non solo veloce ma anche capace di vincere al termine di strappi brevi o salite di media lunghezza non troppo dure. Al giro si è ripetuto, vincendo a Montecassino, al termine di una tappa discussa, visto che Evans profittando di una caduta ai piedi dell’ascesa è riuscito a guadagnare una cinquantina di secondi su tutti i rivali più pericolosi.

Certo non era una salita particolarmente impegnativa ma Matthews, che qualcuno pensava solo un velocista, ha confermato di essere qualcosa di più. Il nuovo Freire? E che dire del vecchio marpione Cadel che A 37 anni suonati, dopo un campionato del mondo e un tour de France, riesce ancora a trovare la forza e la motivazione per battagliare contro sbarbati del calibro di Nairo Quintana.

Lo hanno criticato quando a Montecassino a tirato dritto, lui ha risposto più o meno furbescamente di non essersi accorto di nulla. Poco importa, la fortuna bisogna andarsela a cercare e Cadel se l’è cercata eccome, visto che è dal primo giorno che non si schioda dalle posizioni di testa, evitando così di incappare in spiacevoli inconvenienti.

Difficile che possa trionfare a Trieste, anche perché Quintana prima o poi uscirà dal letargo, ma questo Cadel è da podio. Applausi. Prima di chiudere il nostro focus sulla prima settimana del Giro non possiamo non parlare di Diego Ulissi. “posso dire solo una cosa. Sto godendo” così ha commentato la sua prima vittoria in questo Giro.

Poi nella tappa del Carpegna, non propriamente adatta alle sue caratteristiche, è arrivata un po’ a sorpresa la seconda vittoria. Aveva condito la sua prima partecipazione al Giro con una vittoria al termine di una lunga fuga, e da lì si era capito che il ragazzo aveva qualcosa di speciale, visto anche che in volata aveva battuto con inusitata scaltrezza per uno della sua età un certo Giovanni Visconti.

In molti incominciavano a pensare ad Ulissi come a un’eterna promessa, visto che i risultati importanti tardavano ad arrivare, ora penso vivamente che si dovranno ricredere visto l’autorità e la calma con la quale ha portato a casa queste 2 tappe. Il CT Cassani punta forte su di lui. Chi sa che non sia nato un personaggio.

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