GIRO D'ITALIA 2014: LE PAGELLE - PRIMA PARTE (by simo90)Copyright © All Rights Reserved - We-News.com

Nairo Quintana: Ha sonnecchiato per le prime due settimane, diceva di avere dei problemi di respirazione. Nella discesa dello Stelvio ha gettato la maschera e ha portato a termine in Val Martello un’impresa alla portata sua e di pochissimi altri. Nella cronoscalata del Grappa ha dimostrato che la terza settimana è pane per i suoi denti. Pazienza se sullo Zoncolan sembrava andar su con il freno a mano tirato. L’ultimo a riuscire nell’impresa eroica di un‘accoppiata giro e tour è stato un Romagnolo gracilino, chissà che il suo erede sia nato tra le montagne colombiane. FENOMENO VERO. Voto: 9,5.

Rigoberto Uran: il capolavoro l’ha fatto nella cronometro dei vini, dove ha messo in cassaforte un piazzamento sul podio. Da lì in poi ha corso in difesa, a Plan di Montecampione ha cercato di resistere alle progressioni di Aru prima e di Quintana poi, salvo accorgersi in tempo di non poter reggere il ritmo di due scalatori puri. Gli è mancato qualcosa in salita per poter arrivare in rosa a Trieste. Sta studiando per vincere il Giro, chissà che dopo due secondi posti l’anno prossimo non sia quello buono. CAPARBIO. Voto: 8,5 .

Pierre Rolland: Si pensava che da buon francese si fosse presentato a questo Giro giusto per farsi una scampagnata, invece no. Non solo, ha addirittura l’ardire di affermare che sì il Tour è la corsa più importante del mondo (non sia mai) ma che il Giro è la più bella. Teorico dell’attacco garibaldino, è guarda caso alla ruota di Quintana, quando il colombiano attacca nella discesa dello Stelvio. Deve arrendersi ad un Aru superlativo che gli strappa il gradino più basso del podio. Comunque applausi, non si può dire che corra di rimessa. COMBATTENTE. Voto: 8,5.

Menzione d’obbligo per il compagno Bjorn Thurau, uno di quelli che non ce la fa proprio a restare in gruppo. MOTORINO. Voto: 7,5.

Domenico Pozzovivo: Alla Liegi ( ad Aprile) si era dimostrato il più forte in salita pur non riuscendo a capitalizzare con il massimo risultato. Probabile che si sia presentato a questo giro fin troppo in condizione. In salita è sempre con i migliori e nella prima ascesa vera si è dimostrato il più pimpante. Il guaio per il lucano è che le aspettative su di lui sono sempre molto alte ma spesso se non sempre sono state disattese. Saremmo ingenerosi se parlassimo di un giro deludente, di certo però gli anni passano e con loro la possibilità del salto di qualità. NEL LIMBO. Voto: 6,5.

Marcel Kittel: ha vinto in grande stile le due tappe che in terra d’Irlanda erano destinate alle ruote veloci. Probabilmente, visto il Cavendish non propriamente brillante di questa stagione, può considerarsi il miglior velocista del lotto. Sarà pure vero, ma il modo in cui ha lasciato la corsa rosa non è andato giù. Tornati in Italia il buon Marcel ha deciso di bigiare i restanti 15 giorni, causa, si dice, qualche linea di febbre. Probabilmente simulata sfregando il termometro contro il cuscino, come ha fatto ogni studente che si rispetti. FURBACCHIONE voto: 6,5.

Meglio il suo compagno Mezgec che lotta fino a trieste, dove festeggia la vittoria con il suo caratteristico inchino. Voto:7 .

Julian David Arredondo: L’anno scorso il giro lo guardava in televisione. Aveva difficoltà a trovare una squadra, poi per fortuna sua, e nostra, è arrivata la Trek. Non spiccherà per acume tattico, e più di una volta gliel’hanno fatto notare, ma a noi piace così, all’arrembaggio. Quando la strada sale non perde l’occasione per centrare la fuga da lontano e al rifugio panarotta la sua lucida follia è premiata dal successo. In salita non ha paura di nessuno, va fortissimo e non a caso si porta in Colombia la maglia di miglior grimpeur. CAVALLO PAZZO. Voto: 8,5.

Micheal Rogers: e meno male che a questo Giro non ci doveva essere. Ok il più che onesto lavoro di gregariato svolto in supporto a Rafa Majka non sorprende, anche perché l’australiano, per tre volte campione del mondo a cronometro, non è certo l’ultimo della pista. Lasciano invece di stucco le due vittorie di tappa visto che a 35 anni suonati il buon Micheal non aveva ancora provato la gioia di vincere una corsa in linea. Magro come non lo era mai stato, ha dichiarato di non essersi mai allenato come quest’anno. E c’è da credergli, visto la vittoria al termine di una fuga, su quella che è stata ribattezzata la salita più dura d’Europa, lo Zoncolan. SORPRESA. Voto: 9.

Al suo capitano Majka, l’anno scorso maglia bianca, probabilmente manca quel pizzico di classe, ma è ancora giovane. Voto: 7.

Nacer Bouhanni: 3 tappe e la maglia rossa. E a differenza del furbacchione teutonico ha onorato fino in fondo questo Giro arrivando fino a Trieste. Anche lui come Aru e Quintana è un classe ’90, faceva il pugile, poi d’un tratto ha deciso di scendere dal ring per dedicarsi alla bicicletta. Sembra proprio che abbia azzeccato la scelta. Velocista esplosivo e un personaggio di cui sentiremo parlare. FORMIDABILE. Voto: 8,5. 

CONTINUA A LEGGERE LA GIRO D'ITALIA 2014: PAGELLE SECONDA PARTE

«Quanto ti è piaciuto questo articolo???»
... Aiutaci:

1) Condividendolo sui Social Network;

2) e Registrandoti per Commentarlo QUI sotto.

Grazie di cuore!

N.B. L'autore di questo articolo manleva da ogni qualsivoglia responsabilità questo sito e chi vi ci lavora per qualunque danno arrecato. Se pensi che ci sia stato dichiarato il falso e/o siano state commesse delle infrazioni legali, scrivici per poterti mettere in contatto direttamente con l'autore che si assume il 100% della responsabilità.